L’uomo passò zoppicando sorreggendosi ad un bastone talmente
usurato che sembrava aver sorretto l’intera umanità. Si fermò davanti ad un bar
e si lasciò sedere. “Un bicchiere d’acqua”, chiese alla barista. “Altro?” domandò
lei con aria assente, triste, trasandata. L’uomo la fissò appena. Appoggiò il
bastone sul bordo del tavolo e si accomodò meglio. “Si, raccontami la tua
storia.”
La barista lo guardò perplessa. “Come… ma… io non credo
che…” Ma senza accorgersene si ritrovò seduta accanto all’uomo lasciando uscire
quello che aveva per troppo tempo tenuto dentro. La donna raccontava e l’uomo
ascoltava. Ogni tanto piangevano, ogni tanto lui la confortava, spesso
ridevano.
“Grazie”, disse l’uomo alla fine. “Di cosa?” chiese la
barista rendendosi conto solo ora del tempo che aveva perso nel suo lavoro.
“Più che grazie dovrei chiederti scusa per averti tenuto qua a sorbirti le mie
lamentele ed i miei dolori. A cosa è servito poi…”
“E’ servito che io mi fermassi un attimo nel mio cammino”,
sorrise l’uomo. “Ero stanco e solo. Ma mi son seduto ed ora mi sento già meglio
e so di non essere più solo. So che posso rialzarmi e so che posso continuare a
camminare perché qualcuno già lo ha fatto prima di me.” E l’uomo dicendo questo
si alzò e riprese il suo cammino, di buon passo.
La barista lo guardò allontanarsi fino a che scomparve dalla
sua vista. Era ancora seduta e solo allora si accorse del logoro bastone
lasciato appoggiato al tavolino del bar. Solo allora si rese conto di non avere
neppure portato il bicchiere d’acqua all’uomo. Solo allora si rese conto di
riuscire di nuovo a respirare a pieni polmoni. Sorrise, si sistemò il vestito
stropicciato e riprese il suo lavoro. “Desidera?” chiese ad un altro cliente. E
lo chiese col sorriso
Perché ogni giorno si possono trovare tavolini di bar, si
possono incontrare bariste ed uomini zoppicanti. Si tratta solo di decidere se
sedersi oppure no, si tratta di decidere se “perdere” quella manciata di tempo.
E seduti ci si accorge che ogni storia, ogni gioia, e soprattutto ogni dolore
non è chiuso in se stesso in modo sterile ma piuttosto è spesso, oserei dire
sempre, una nuova fonte di speranza per
continuare a camminare, e camminare meglio. E questo spazio è uno di quei
tavolini a cui sedersi
Teo il tegame
19 marzo 2013